Italia Brasile 3 a 2


















Italia - Brasile 3 a 2
Davide Enia
2005 | Lo spettacolo
Foto e recensioni

Il Libro (Palermo, Sellerio, 2010)


Un monologo in stile comico e realistico di antica scuola. Una famiglia allargata davanti alla partitissima del 1982, che fu mito di formazione per una generazione allora bambina. Il caos prodigioso dello spettacolo che diventa vita e della vita che diventa spettacolo.

Racconto minuto per minuto dal soggiorno di casa dell’incontro del 5 luglio 1982, la partitissima che aprì la strada all’Italia campione del mondo – campione del mondo – campione del mondo. Non solo le fasi altalenanti e febbrili dello scontro di due leggendarie nazionali di calcio, dal primo gol di Paolo Rossi all’ultima parata di Zoff: il vero protagonista è il gruppo di parenti e amici che, stipati di fronte al nuovo apparecchio TV a colori acquistato per l’occasione, vive i 90 minuti della sfida tra riti, scaramanzie, esaltazioni, depressioni, imprecazioni e devozioni.

Italia-Brasile 3 a 2 è un vero e proprio «caso» teatrale. Monologo da sempre in tournée, portato in giro per i teatri d’Europa, riesce a passare con l’elegante velocità di un tiro al volo dai comici microeventi del tinello palermitano a drammatiche partite in cui letteralmente ci si giocava la vita. Intriso di spirito popolare, grazie ad una sorprendente reinvenzione linguistica che parte dal dialetto palermitano, il testo è anche un racconto di formazione di commovente umorismo. Chiunque ha visto la partitissima, ricorda il dove e il quando della visione perché quella sfida è diventata il mito fondante di una generazione che usciva dalle contraddizioni degli anni ’70 e abbandonava per sempre il bianco e nero.

"... E al novantesimo minuto Eder sta per calciare un tiro d’angolo per il Brasile. Il giocatore brasiliano dispone il pallone, poi sposta i cartelloni pubblicitari per prendere ‘na rincorsa cchiù potente, corre e colpisce la palla di esterno sinistro, parabola a rientrare, si crea un mischia all’altezza del dischetto del rigore, montagna di carne umana che salta tutta ‘nsemula, e Dino Zoff l’azzurro portiere nota con disappunto che ad acchianàre cchiù in alto di tutti è u difensore du Brasili di nome Oscar, ed è proprio ìddu che colpisce u palluni di tìesta, ed è una sassata violenta ‘sta capocciata brasiliana, un tirazzo potente e secco che si dirige verso il palo lontano, laddove lui: Dino Zoff, età 40, non ci può arrivare manco pi niente. Il pallone vola verso il golle, beffardo e sicuro, e Zoff si guarda attorno, attonito ed impotente. Nel caos incòccia lo sguardo di Paolo Rossi. E’ ‘na taliàta breve, ma intesa assai. “Dinuzzu -ci fa Pablito- io di golle nni fici tri, e c’ham’a fàri? Pi farne un àutru un ci nnè tìempu! Chi ffa? Ti jècchi e u pari ‘stu palluni, oppure hav’a continuàri a tampasiàrtela?”. Ma Zoff il quarantenne si sente addosso tutta la vecchiaia del proprio corpo portiere, l’artrite la sciatica e i reumatismi. Chiude comunque gli occhi, e si talìa dentro. Pensa: “Minchia! Iddu c’havi raggiùni!”. E allora s’attùffa felino verso u palluni che sta per tràsere nna porta. Strince forte i denti, e non pare cchìù un cristiànu sanu di mente, ma un fuòdde con un solo compito ‘nna vita: pigghiàri quell’arrùsu du palluni, susìrisi e dire al mondo intero: “Picciotti, c’è picca ‘i fari: stavolta vinciamo noiàutri!”.

La partita: Eupallog Cineteca